L’eco dei miei deboli passi risuona attraverso le mura oscure.
Gli occhi stanchi faticano a penetrare il cupo vuoto
Del corridoio incolore ove, per ogni uscio socchiuso, un volto sghignazzante
Si affaccia e si nasconde, sfidando il messaggio del mio, che non sa
decifrare.
Ma dalla pura potenza di due pupille dischiuse
Che assaggiarono polvere velenosa,
Divampa il silenzioso bagliore che acceca la fragile espressione
Di quelle facce perse sul fondo dell’ignara ragione.
Vestita di bianco
Percorro il corridoio che conduce alla Via.
La troverò.
Ormai più nulla da dire.
Troppe emozioni da contenere nel cuore
Per non essere lasciate libere, ovunque.
Come lingue di ardenti sogni
Lambiscono la realtà,
Alimentandola di verità e passione,
Sorreggendola
Col candido tocco della speranza.
Chi è mai stato carezzato da un candido sogno
Che non conosce limite
Laddove la realtà inizia a parlare di sé?
