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LA TERRA DI BUCK

A cura di Estella Brandybuck

 

La Terra di Buck costituiva il confine orientale della Contea: una fascia densamente popolata situata tra il Fiume Brandivino e la Vecchia Foresta. Il suo capoluogo era Buckburgo, un villaggio aggrappato alle alture dietro Villa Brandy, antica residenza dell’eminente famiglia dei Brandybuck.

Nell’Anno 740 dopo la fondazione della Contea, Gorhendad Vecchiobecco, capostipite di una delle famiglie più antiche delle Paludi e forse della Contea, attraversò il Fiume Brandivino ed eresse Villa Brandy, mutando il suo nome in Brandybuck e diventando il signore di un piccolo territorio indipendente. La sua famiglia crebbe negli anni anche dopo la sua scomparsa e si moltiplicò, finché Villa Brandy arrivò ad occupare l’intero Colle Buck, provvista di tre portoni, molte porte di servizio e all’incirca di un centinaio di finestre. I Brandybuck e i loro numerosi dipendenti iniziarono allora a scavare e poi a costruire tutt’intorno, dando così origine alla Terra di Buck. Il capo della famiglia veniva chiamato Signore di Buck, o Signore della Villa, e la sua autorità era riconosciuta finanche dai contadini delle campagne circostanti come Sirte e Scorta, sebbene la maggior parte degli abitanti delle altre regioni (Decumani) considerasse la gente di Buck curiosa e strana. I Bucklandesi si distinguevano dal resto della “Gente Piccola” per il forte temperamento paloidiano: i Paloidi rappresentavano il ramo nordico degli Hobbit dotato per le lingue, la poesia e il canto piuttosto che per l’artigianato, e preferivano la caccia all’agricoltura. Rispetto ai Pelopiedi e agli Sturoi (le altre due razze Hobbit), molti Paloidi della Terra di Buck possedevano barche, ed alcuni sapevano anche nuotare. Dopo aver valicato le montagne a Nord di Gran Burrone essi giunsero nell’Eriador, dove si mescolarono alle altre due razze. I Paloidi erano i meno numerosi, ma essendo più avventurosi e spericolati, comandavano spesso i clan dei Pelopiedi e degli Sturoi.

Molti tra gli abitanti della vecchia Contea solevano affermare che la gente della Terra di Buck vivesse sulla riva sbagliata del Brandivino, ossia troppo vicino alla Vecchia Foresta (i resti dell’antica foresta che un tempo ricopriva l’Eriador). I suoi alberi, ostili e crudeli, avevano in passato attaccato la Siepe detta “Frattalta”, che gli Hobbit avevano piantato molte generazioni addietro al fine di proteggere il paese, originariamente non protetto a Oriente. La Frattalta era spessa, alta e robusta, poiché la gente della Terra di Buck la curava molto. Aveva la forma di un grande semicerchio che, partito dal Ponte sul Brandivino, si allontanava poi dal fiume giungendo a Finfratta, il punto in cui il Sinuosalice usciva dalla Foresta per gettarsi nel Brandivino: più di due miglia da un’estremità all’altra. Malgrado ciò, la Foresta restava in molti punti vicinissima alla Siepe, e i Bucklandesi erano soliti chiudere le porte a chiave al calar della notte. In tempi di diffidenza e pericolo, essi non esitavano a tener chiusi i cancelli della Terra di Buck e, all’occorrenza, suonavano il Richiamo del Corno, come avvenne durante il Crudele Inverno del 1311 (C. C.), quando i Lupi Bianchi avevano attraversato il Brandivino, tutto ghiacciato, e invaso il paese.

I Brandybuck avevano un ingresso privato nella Vecchia Foresta, e Meriadoc vi si era addentrato varie volte, per lo più di giorno, quando gli alberi erano insonnoliti e piuttosto tranquilli.

Come egli la descrisse a Pipino: «La Foresta è strana: tutto in lei è molto più vivo, più conscio di ciò che succede intorno, direi quasi che capisce molto di più che non le cose della Contea. E gli alberi non amano gli estranei: ti osservano e ti scrutano. Generalmente si accontentano di guardarti, finché è ancora giorno, e non fanno gran che. Può darsi che rare volte i più ostili abbassino un ramo o caccino fuori una radice, o ti afferrino con una liana. Ma di notte avvengono le cose più allarmanti, o perlomeno così raccontano. Personalmente ci sono venuto soltanto un paio di volte dopo il calar del sole, e non mi sono mai allontanato dalla Siepe. Mi sembrava di sentire tutti gli alberi sussurrare fra loro, passandosi notizie e messaggi e complottando in un linguaggio inintelligibile; e vedevo i rami oscillare e palpare nel buio senza un alito di vento. Pare che effettivamente gli alberi si muovano, e possano circondare gli estranei e incastrarli; vero è che molto tempo fa attaccarono la Siepe: avanzarono e le si piantarono proprio vicino, curvandosi dall'altra parte. Ma gli Hobbit vennero, tagliarono centinaia di alberi, facendone un gran falò in mezzo alla Foresta; poi bruciarono tutto il terreno compreso in una lunga fascia a est della Siepe. Dopo questa sconfitta, gli alberi rinunciarono ad attaccare, ma divennero nemici dichiarati. Esiste ancora, nel punto dove fu fatto il falò, un vasto spiazzo completamente nudo» … «Parecchie cose strane vivono nel cuore della Foresta e all'altra estremità, o perlomeno così ho sentito dire; ma non le ho mai viste. Però c'è qualcosa che fa i sentieri: in qualunque momento si arrivi, si trovano viottoli e piste, che sembrano spostarsi e trasformarsi di volta in volta in un modo molto curioso».